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La Storia di Melicuccà

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Giuseppe Fantino

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Nasce il 28 Giugno 1908 a Melicuccà, dove trascorre i primi anni dando segno di insofferenza nella scuola già frequentata, così viene trasferito al liceo classico a Roma per completare i suoi studi. Nel 1933, si laurea in Lettere Classiche e tutta la famiglia spera per questo ragazzo irrequieto in una sistemazione politica o amministrativa. Invece, parte per la Libia senza partecipare però alla guerra, forse per problemi di salute. Nel ‘45 è a Napoli come collaboratore del Il Mattino, ma la sua salute peggiora. Dal ‘50 al ’55 trascorre cinque anni terribili, presso un ospedale psichiatrico durante i quali però riuscirà a scrivere un volume di astronomia e uno di aforismi. Sembra dividere con altri illustri, come Calogero e Campana, il male di vivere nella ghiacciaia della sua solitudine, estraneo in ogni luogo, sempre. Il suo pensiero ha operato in totale indipendenza da qualunque idea preconcetta o conformismo. Ha sempre mal sopportato il regime fascista di quegli anni, ma alla fine si dichiara dalla parte dei vinti, prendendo anche posizione contro il Neorealismo. A nulla vale il suo girare per l’Italia nel tentativo di placare la terribile ansia di un tempo tiranno che non gli da tregua, che lo consuma da dentro. Misura del suo tempo non sono gli orologi o il trascorrere delle stagioni, ma il lento deteriorarsi dei suoi tessuti nervosi. Sempre in bilico tra vari problemi di salute mai identificati chiaramente. Oggi forse, potremmo attribuirgli diversi problemi di salute sempre da lui trascurati, anzi ignorati, in ragione dell’unico obiettivo della sua esistenza: lo studio. E così, torna agli studi e alla vita, girando per l’Italia settentrionale, sempre insofferente fino al suo ritorno nel ‘75 a Melicuccà dove si spegne, lasciando diversi saggi di critica letteraria.
Fra le sue opere: “I canti di Leopardi con interpretazione e saggio introduttivo”, “Scampoli” (tre volumi); “Saggio su Papini”; “Uno strano smarrimento”; “Parole a Maria”; “La biografia di nessuno”; “Appunti per sei drammi”.

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