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La Storia di Melicuccà

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Michelangelo Falvetti

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Nato a Melicuccà, il 29 dicembre 1642, morto a Messina(?), tra maggio e giugno 1692 è stato un compositore italiano.
Nel 1670 fu chiamato a Palermo come maestro di cappella e in quella città, nel 1679, creò l'«Unione dei Musici», che ebbe subito l'approvazione viceregia e che funzionava anche da associazione di mutuo soccorso. Verso il 1682 il Falvetti si trasferì a Messina, dove esisteva un'altra «Unione dei Musici», e ricoprì la carica di Maestro di Cappella del Senato di Messina.

Opere:

  • Abel figura dell'Agnello Eucaristico (Palermo, 1676)

  • La spada di Gedeone (Palermo, 1678).

  • La Giuditta (Palermo, 1680).
  • Il trionfo dell'anima (Palermo, 1685).
  • È giusto il fato (Messina, 1682)
  • Il Diluvio Universale (Messina, 1682).
  • Il Nabucco (Messina, 1683).
  • Il sole fermato da Giosuè (Messina, 1692).

Il Diluvio Universale (1682).

È un'opera musicale di Michelangelo Falvetti, nato a Melicuccà, il 29 dicembre 1642, morto a Messina(?), tra maggio e giugno 1692.

L'unico manoscritto esistente, è conservato presso la Biblioteca Regionale Universitaria di Messina.

È possibile che ne esistesse una seconda copia, appartenuta al principe Calogero Ruffo della Floresta, andata distrutta durante il terremoto del 1908.

Per quanto riguarda la scelta del tema, incentrato sulla disobbedienza e sulla punizione, forse Falvetti si ispirò alla dura repressione del 1678-1679, operata dagli spagnoli contro i messinesi come vendetta per le rivolte del 1674-1678.

L'opera, dimenticata per oltre tre secoli, venne registrata per la prima volta solo nel 2010 dal gruppo Cappella Mediterranea e dal Chœur de Chambre de Namur, diretti dal maestro Leonardo García Alarcón.

Basato sull'omonimo racconto biblico (Gen, 6-9), è un oratorio suddiviso in quattro grandi sezioni, chiamate In Cielo, In Terra, Il Diluvio e In l'arca di Noè.

In Cielo

Durante la prima sezione, intitolata In Cielo, la giustizia divina chiede ai quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco) che l'umanità venga punita per la sua empietà. Gli elementi rispondono al suo appello e si dichiarano pronti a obbedire.

In Terra

Nella parte chiamata In Terra, Noè e sua moglie Rad discutono dell'imminente cataclisma. Noè, benché sia pronto a ricevere la punizione divina, chiede a Dio di essere clemente e di «addolcir l'alta sentenza», ma Dio non sembra intenzionato ad ascoltare la sua supplica e ordina che si abbatta il diluvio.

Il Diluvio

La terza sezione, intitolata Il Diluvio, è la più teatrale dell'intero oratorio.[14] Falvetti, usando artifici compositivi e chiari effetti imitativi, comunica all'ascoltatore il dirompere delle acque, il grido dell'umanità che annega (nel coro E chi mi dà aita? le voci troncano le parole «Consegno la Vi..» e «Ingoio la Mor..» per simboleggiare l'acqua che entra nella gola e impedisce di parlare)[14] e il canto di gioia della morte, che festeggia l'avvenuto disastro. Quest'ultimo pezzo, intitolato Ho pur vinto d'un Mondo intiero, evidenzia l'influsso della musica popolare dell'Italia del sud all'interno dell'opera, in quanto il brano è costituito da una tarantella.

In l'arca di Noè

Nella quarta parte, chiamata In l'arca di Noè, Noè e sua moglie Rad chiedono a Dio di placare la sua ira. Il clima si avvia verso la distensione e i personaggi si allietano per la comparsa dell'arcobaleno (l'iride paciera), a suggello della nuova amicizia fra Dio e gli uomini. Il finale è costituito da un coro di giubilo per celebrare la fine del diluvio.

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Particolare dell'atto di Battesimo Particolare dell'atto di Battesimo di Michelangelo Falvetti (Archivio Parrocchiale Melicuccà).Frontespizio dell'opera
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